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3 modi per vivere una sana competizione al lavoro

Confrontarsi con un collega capace e brillante può essere quanto mai stimolante. Basta “duellare” ad armi pari e puntare alla crescita di tutta l’azienda

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L’ufficio è un microcosmo popolato da tipologie umane diverse. C’è chi lavora per pagare le bollette, chi per sentirsi gratificato e dare un senso ai propri studi e chi per primeggiare sugli altri. La convivenza tra persone differenti porta, inevitabilmente, a confrontarsi e a misurare continuamente i propri limiti e i propri punti di forza. E’ accaduto a scuola e accade, ogni giorno, anche al lavoro. Secondo il parere degli esperti, si tratta di una situazione che può portare grandi giovamenti: una sana competizione può spingere, infatti, a crescere e a migliorarsi. Ma occhio a non perdere di vista l’obiettivo finale e a non cedere al richiamo di facili bassezze. Competere non vuol dire duellare senza esclusioni di colpi, ma confrontarsi con lealtà e correttezza.

Tre cose da fare per vivere una sana competizione al lavoro

competizione al lavoro

Il meccanismo funziona, più o meno, così: quando ci accorgiamo della presenza di un collega valido e ambizioso, che minaccia di “rubarci la scena” al lavoro, possiamo reagire in due modi. O facendoci logorare dall’invidia (che è un sentimento negativo destinato a creare problemi a noi stessi e agli altri) o impegnandoci a fare di più. Le rivalità, in ufficio, sono sempre esistite e non hanno sempre fatto male. Anzi: il confronto aperto e leale tra persone che si contendono gli stessi riconoscimenti porta – di norma – a migliorare le prestazioni e ad accrescere le motivazioni. L’essenziale è ingaggiare una sana competizione, tesa a far crescere tutti. Ma come si fa? Ci sono almeno tre cose da prendere in considerazione.

Credere in se stessi

Bisogna, innanzitutto, credere in se stessi ed investire sulla possibilità di crescere e migliorarsi professionalmente. Non bisogna farsi schiacciare dai complessi di inferiorità, ma predisporsi positivamente alla competizione, affrontando la “sfida” con impegno ed entusiasmo. Per trarre giovamento dal confronto col competitor, occorre lasciare a casa l’insicurezza e concentrarsi sui propri punti di forza e sulle proprie capacità. Senza una buona dose di autostima, nessuna competizione può essere vissuta in maniera sana e produttiva. Meno che mai al lavoro.

Trovare la giusta motivazione

Occorre porsi un obiettivo ed impegnarsi, fino in fondo, per raggiungerlo. La competizione non deve essere fine a se stessa, ma funzionale alla crescita di tutti. Deve azionare un meccanismo virtuoso e non risolversi in una gara tesa a decretare un solo vincitore. In pratica, bisogna trovare una motivazione nobile e robusta: non si compete per “fare le scarpe” al collega o screditarlo agli occhi del capo, ma per superare i propri limiti e crescere sempre più. Non bisogna cedere al richiamo di riconoscimenti effimeri e passeggeri, ma puntare più in alto: a qualcosa di più solido e gratificante, che faccia fare passi avanti all’intero team. Solo se bilanciata da un buon lavoro di squadra, la competizione può dirsi veramente sana.

Relazionarsi in maniera corretta col competitor

Bisogna imparare a gestire, in maniera matura e proficua, il rapporto col collega con cui si entra in competizione. Trattandosi della persona che stimola a migliorarsi, è doveroso stabilire un rapporto di correttezza e rispetto reciproco. Il competitor non è un nemico da neutralizzare con ogni arma a disposizione, ma una risorsa motivante, che tiene a distanza di sicurezza l’indolenza e spinge a non allentare mai la presa. Cosa sarebbe stato Gino Bartali senza Fausto Coppi? E cosa i Beatles senza i Rolling Stones? La sana competizione invoglia le persone a dare il meglio di sé, stimola la creatività e porta a raggiungere soluzioni innovative.

Riconoscere i meriti di un collega capace può essere la base da cui partire. Soltanto se si mettono da parte le meschinità che possono portare a sabotare la carriera altrui e ci si concentra sulle proprie potenzialità e su come sfruttarle al meglio, si può sperare in una reale crescita professionale e personale. L’essenziale è non farsi vincere dalla voglia di primeggiare a tutti i costi. Il confronto col collega potrebbe snudare qualche debolezza o fragilità: non nascondiamole. E’ dal riconoscimento dei propri limiti e dall’impegno che ci si mette nel superarli che si dipana la strada che conduce alle gratificazioni più grandi. Quelle che è bello condividere con gli altri, anche con chi – al lavoro – ci costringe a fare i conti con le nostre manchevolezze. E ci spinge a non fermarci mai e ad impegnarci alacremente.

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