Quattro interviste a quattro figure altamente specializzate nella gestione e nella cura dei pazienti affetti da morbo di Alzheimer. Un medico, un’infermiera, una OSS e una terapista occupazionale. La malattia di Alzheimer ha aumentato significativamente la sua incidenza sulla società. Di pari passo sono cresciute di numero ed in qualità le strutture apposite e le figure professionali che se ne occupano. Queste ultime, come è ovvio, fanno sì parte del mondo delle professioni sanitarie, ma devono necessariamente possedere particolari caratteristiche umane, oltre alle imprescindibili competenze tecnico-professionali.
Lavorare coi malati di Alzheimer insomma, non è un compito adatto a tutti. Grazie alla preziosa collaborazione di Ferb Onlus abbiamo progettato e realizzato un focus apposito, con l’intenzione di sviscerare attraverso domande parallele le caratteristiche necessarie, come ci si forma e dove, come funziona l’insegnamento sul campo, i rischi e le soddisfazioni di chi ogni giorno con infinita pazienza si dedica alle vittime di una patologia tremendamente complessa e che coinvolge non solo il malato ma a tutto tondo l’intero ambiente familiare.
Chi ha avuto (o ha) a che fare con un parente malato di Alzheimer infatti, sa bene quali siano le difficoltà nel gestire una persona che inizia col perdere la memoria per diventare via via sempre più distaccata dal mondo, mostrando comportamenti depressivi, aggressivi, talvolta violenti e divenendo inoltre sempre più imprevedibile e sempre meno autosufficiente. Ad un certo punto del progredire della malattia, il ricovero è pressoché inevitabile. Esistono diversi tipi di strutture in grado di accogliere questi pazienti. In molte Rsa sono appositamente previsti i cosiddetti “Nuclei Alzheimer”, reparti pensati e realizzati per la gestione e la cura dei malati di Alzheimer.
In Italia però sono attivi anche alcuni centri iperspecializzati. Uno di questi, decisamente all’avanguardia, è quello d’eccellenza ospitato all’interno dell’ospedale Briolini di Gazzaniga (Bg). Gestito dalla Fondazione Europea per la Ricerca Biomedica (Ferb Onlus), il centro offre 46 posti letto destinati a ricoveri temporanei di massimo 60 giorni (in media dai 30 ai 40, a seconda delle esigenze del paziente). Lo scopo di questi ricoveri è quello di ricostruire il percorso di vita del malato, una volta che quest’ultimo ha “smarrito la via”.
Approfittando del fatto di poter trovare quattro figure altamente specializzate in materia concentrate nello stesso reparto e con lo scopo di comprendere al meglio le attività che stanno dietro ad una serie di professioni tanto discrete quanto fondamentali e provando così, contestualmente, a fornire ai nostri lettori gli strumenti giusti per prendere coscienza di che cosa, veramente, significhi lavorare coi malati di Alzheimer, abbiamo chiesto una collaborazione mirata a Ferb Onlus, che fin da subito si è mostrata entusiasta della nostra proposta.
Lavorare coi malati di Alzheimer: quattro interviste parallele
Protagoniste delle nostre quattro interviste, pensate per essere parallele e fornire quindi una traccia generale, ma allo stesso tempo diversificate per professione, sono quattro donne: Il medico-chirurgo Sara Fascendini, l’infermiera caposala Cosetta Sangiovanni, la terapista occupazionale Chiara Amendola e l’operatrice socio-sanitaria Antonella Tundo. Con tutte e quattro le professioniste abbiamo cercato di capire come siano riuscite ad inserirsi in un centro d’eccellenza come quello attivo presso l’ospedale di Gazzaniga, quale sia la loro quotidianità nel rapporto con i malati e con i familiari di questi ultimi, quali siano i compiti specifici di ognuna e che cosa si trovino realmente a fare durante una giornata di lavoro. I rischi e le piccole gioie, nonché le difficoltà di confrontarsi con una battaglia impossibile da vincere, essendo l’Alzheimer una malattia caratterizzata da cronicità e, ad oggi, inguaribile.
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