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Lavorare come fumettista: saper disegnare non basta

Raccontare per immagini non è faccenda di poco conto. Frequentare una scuola specialistica non è obbligatorio, ma in alcuni casi può fare la differenza

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Chi, da bambino, non si è lasciato conquistare dalle strampalate avventure di Topolino? E chi, da adolescente, non ha ceduto al fascino misterioso di Dylan Dog o a quello senza tempo di Tex Willer? Quello del fumetto è un mercato che – nonostante la crisi dell’editoria – in Italia, continua a tenere. Al punto da essersi guadagnato – secondo alcuni osservatori – il quarto posizionamento a livello mondiale (dopo il Giappone, gli Stati Uniti e la Francia). Il numero di lettori e appassionati di ogni età – che si recano regolarmente nelle edicole, nelle librerie o nelle più recenti “fumetterie” per acquistare le loro strisce preferite – non accenna a scendere. E secondo Matteo Stefanelli, direttore del sito Fumettologica.it, il mercato italiano del fumetto smuoverebbe un fatturato di circa 200 milioni di euro all’anno. L’idea di scommettere professionalmente in questo settore potrebbe rivelarsi vincente. Ma attenzione: chi aspira a diventare fumettista deve tener conto di una serie di cose.

Chi è e cosa fa il fumettista

Partiamo col dire che chi vuole lavorare nell’ambito del fumetto può scegliere di fare il soggettista o lo sceneggiatore (è colui che scrive i testi delle storie) o il disegnatore (è colui che si occupa di realizzare, con la matita in mano, i personaggi e gli ambienti del fumetto). O può fare entrambe le cose, proponendosi come autore di fumetto completo, che cura sia la parte grafica che quella “letteraria”. Per diventare fumettista, saper disegnare non basta. La predisposizione al disegno è solo un pre-requisito che deve essere accompagnato ad altri “talenti”.

fumetti

Il fumetto è un racconto per immagini teso a coinvolgere il lettore e a trasportarlo in un mondo avvincente. Fatto di storie e situazioni più o meno improbabili. A riuscirci non sono necessariamente i prodotti con i tratti più puliti e gradevoli, ma quelli che – attraverso il giusto gioco di inquadrature o di ombreggiature – riescono a creare una dimensione avvolgente. Nella quale l’appassionato ama “rifugiarsi” o perdersi, settimana dopo settimana.

Requisiti del fumettista

Ma quali sono i requisiti che ogni fumettista che aspiri a diventare qualcuno (o semplicemente a svolgere bene il suo mestiere) deve avere? Non si può non partire da un certo talento per il disegno che, coniugato a una forte carica creativa e ad uno spiccato senso dell’osservazione, può fare la differenza. Ma non solo: gli autori di fumetto devono disporre di una buona cultura generale, devono saper scrivere in maniera fluida ed efficace e devono tenersi costantemente aggiornati su ciò che succede nel mondo. Perché ad ispirarli potrebbe essere qualsiasi cosa: un manifesto, una serie tv, un film in bianco in nero, una canzone, una notizia letta su un tabloid straniero. Il consiglio è quello di essere curiosi e di tenere le antenne aizzate sul mondo (magmatico) che si muove intorno a voi. Senza dimenticare l’esempio dei migliori dai quali ogni fumettista “in erba” può legittimamente pensare di rubare un po’ del mestiere. Almeno fin quando non trova la sua strada e la sua cifra stilistica. Alla base deve esserci, dunque, una solida preparazione e la conoscenza approfondita dell’offerta fumettistica nazionale e internazionale (perché chi vuole specializzarsi in manga, per esempio, non potrà fare a meno della lezione giapponese).

La formazione del fumettista

Quanto alla formazione: non occorre certificare il possesso di un titolo specifico. Ci sono fumettisti di successo che hanno fatto tutto da soli e altri che hanno, invece, studiato tanto. Le opinioni sulle numerose scuole di fumetto presenti in Italia non sono univoche: c’è chi le consiglia caldamente e chi suggerisce di farne a meno. Alcune propongono percorsi didattici specialistici, altri forniscono una formazione generica. Nessuna (in linea di massima) garantisce però il lavoro certo. Il consiglio è quello di valutare con attenzione l’eventuale scuola da frequentare, basando la vostra scelta non solo sul posto e il costo (alcuni sono oggettivamente elevati), ma anche sulla qualità del corpo docente e sul vostro ambito di specializzazione. La possibilità che vi facciate notare da un fumettista già avviato, che potrebbe segnalarvi alla casa editrice per la quale lavora, esiste eccome. In quest’ottica, la frequentazione di una scuola (esattamente come quella delle fiere o degli eventi e raduni che vengono organizzati in tutta Italia) può fare la differenza e rivelarsi un’imperdibile opportunità.

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Ma quali sono gli argomenti che vengono solitamente affrontati nelle scuole di fumetto? Si parte, quasi sempre, dallo studio dell’anatomia e della prospettiva e dalle tecniche di inchiostratura e di colorazione. Per proseguire poi coi metodi e le tecniche di scrittura,  con l’ideazione degli storyboard, col cosiddetto “characters design” (la caratterizzazione fisica e psicologica dei personaggi) e con lo studio delle ambientazioni e dei background.

Come cercare opportunità di lavoro per fumettista

Per quanto affascinante e appassionante sia, il mondo del fumetto presenta però molte sfide difficili da superare. Deve tenerlo a mente chi sogna di diventare fumettista e può contare solo sulle sue capacità. La via più battuta (al di là della formazione specialistica che, come abbiamo già detto, può esserci o meno) resta quella che prevede l’invio di una candidatura a una casa editrice specializzata (in Italia, ce ne sono molte: la Sergio Bonelli, la Rizzoli Lizard, la Panini Comics, la Bao Publishing, solo per citarne alcune). Senza dimenticare di allegare al proprio cv un portfolio con le tavole migliori, da mostrare in sede di colloquio di lavoro.

Quanto guadagna un fumettista

Quanto ai guadagni: il riserbo sulla paga dei fumettisti (specie di quelli più affermati) resta stretto, ma stando alle indiscrezioni “spifferate” da alcuni addetti ai lavori, chi consegna una tavola completa può intascare dai 40 ai 60 euro. Ma molto dipende – è bene precisarlo – dalla casa editrice, dalla qualità del disegno, dall’originalità della storia e dalla popolarità dell’autore.

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