Età o voto di laurea: cosa conta di più nel curriculum?

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“Prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico, è meglio prendere 97 a 21”. Così si è espresso il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, durante la convention di apertura della manifestazione Job&Orienta, tenutasi la scorsa settimana a Verona. E il dibattito sul rapporto tra l’età e il voto di laurea si è acceso immediatamente. Tanti hanno considerato fuori luogo l’esternazione del Ministro, reo di non avere una laurea ed aver riassunto in un concetto stringato una realtà complessa.

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Tralasciando le polemiche, proviamo ad analizzare alcuni dati. Secondo il XXVII Rapporto di AlmaLaurea, reso noto lo scorso giugno e condotto su circa 270 mila laureati nel 2014 in 72 università italiane, l’età media dei laureati triennali è di 25,3 anni, 26,9 per i laureati magistrali e 27,7 per i laureati magistrali biennali. Passando ai voti, la media dei laureati triennali è di 99,4, quella dei  laureati magistrali di 103,8, e dei magistrali biennali 107,5.

I fuori corso sono il 44% tra i laureati triennali, il 34% tra i laureati magistrali e il 54% tra i magistrali biennali. Dati alla mano, si scopre subito che sono tanti gli studenti che non riescono a terminare il ciclo di studi nei tempi canonici. A completare il quadro si aggiungono anche i dati sul calo delle immatricolazioni e sulle difficoltà nel trovare lavoro, evidenziati sempre da AlmaLaurea. Dopo la Spagna siamo il secondo paese europeo per minor numero di diciannovenni immatricolati: solo 3 su 10.

Dal 2003 (anno del massimo storico di 338 mila) al 2013 (con 270 mila) le immatricolazioni sono scese del 20%. La diminuzione, secondo l’indagine, è dovuta a vari fattori: il calo demografico, la diminuzione degli immatricolati in età più adulta, le scarse opportunità occupazionali dei laureati, la crescente difficoltà di tante famiglie a pagare la retta universitaria, l’incidenza del crescente numero dei figli di immigrati e le politiche di sostegno allo Studio insufficienti. L’unico dato che viene riconfermato è il maggior tasso di occupazione dei laureati rispetto ai diplomati.

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Per trovare lavoro bisogna lavorare. E anche tanto

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Trovare lavoro, di questi tempi, non è facile. A dircelo sono le ultime rilevazioni dell’Istat su occupati e disoccupati. che risalgono allo scorso settembre. Se da un lato ci raccontano un paese in cui la disoccupazione è diminuita dell’8,1% (-264 mila persone in cerca di lavoro), dall’altro ci dicono che la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni è aumentata dello 0,4% (+53 mila persone inattive) con un tasso di inattività pari al 35,8%. Gli inattivi sono anche chiamati NEET, ovvero “Not (engaged) in Education, Employment or Training“. Si è occupato di loro anche lo EU Youth Report, secondo cui a questa categoria appartengono 13,7 milioni di giovani europei d’età compresa tra i 15 e i 29 anni. Sebbene tra le fila degli inattivi ci siano anche alcuni soggetti che studiano per ragioni dovute ai criteri di ricerca, la maggior parte dei NEET è costituita da giovani scoraggiati e demotivati dal fatto che trovare lavoro si rivela spesso un’impresa ardua. Le ragioni delle difficoltà nella ricerca di un’occupazione sono tante e dalle molteplici sfaccettature.

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Sta di fatto però che trovare lavoro è ormai un vero e proprio lavoro. Bisogna impegnarsi, rimanere aggiornati, mantenere contatti. Queste attività spesso non sono ricordate con piacere da chi le affronta e questi periodi che, per come si sta evolvendo il mercato del lavoro sono destinati a far inevitabilmente parte della vita di quasi tutti i lavoratori, non sono ricordati come felici e gratificanti. C’è però un’altra faccia della medaglia che i più non considerano e non riescono a vedere: il periodo che si impiega per trovare lavoro può essere un momento altamente formativo adottando alcune strategie.

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Licenziamenti e Jobs Act: le inevitabili riflessioni

La notizia è di pochi giorni fa: tra gli assunti con il nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, introdotto dal Jobs Act, ci sono stati i primi licenziamenti. Il fatto si è verificato a Tolmezzo, provincia di Udine, alla cartiera Pigna Envelopes. Tre operai, assunti lo scorso marzo con la nuova forma contrattuale prevista dal D.Lgs. 23/2015, sono stati licenziati a causa di un calo di lavoro dalla stessa azienda che li aveva assunti solo otto mesi fa, e che per farlo, in particolare relativamente ad uno dei tre, aveva usufruito, tra l’altro, degli sgravi contributivi previsti dalla precedente Legge di Stabilità, come precisato da Massimo Albanesi, segretario regionale della Fistel Cisl, a Il Messaggero Veneto. E’ in questo senso che è balzata immediatamente (e nuovamente) all’onore delle cronache la complessa relazione tra licenziamenti e Jobs Act.

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Gli sgravi, lo ricordiamo, prevedono un esonero dai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro privato nel limite massimo di 8.060 euro su base annua per l’assunzione di lavoratori che nel corso dei sei mesi precedenti l’assunzione, non abbiano avuto rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato o che nei tre mesi precedenti l’entrata in vigore della Legge di Stabilità, quindi da ottobre 2014, non abbiano avuto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il datore richiedente l’incentivo.

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BlaBlaCar, tutte le novità: intervista al country manager Andrea Saviane

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Si parla sempre più spesso della sharing economy e di come sta cambiando le nostre abitudini. Si moltiplicano piattaforme per lo scambio di beni e di servizi. Alcune stanno ormai conoscendo un’enorme espansione, come quelle attive nel campo della mobilità e del turismo. Tra quelle più note c’è sicuramente BlaBlaCar. Fondata dal francese Frédéric Mazzella nel 2006, questa realtà è oggi il più famoso e diffuso servizio di ride-sharing, ovvero di condivisione di automobili private. Il funzionamento è semplice: è necessario iscriversi alla piattaforma web per offrire passaggi con la propria auto o cercarne verso la destinazione scelta.

Negli annunci pubblicati dai conducenti è indicato il numero dei posti disponibili e il prezzo del viaggio, che viene suggerito dalla piattaforma stessa. I potenziali passeggeri possono scegliere il passaggio a loro più congeniale per modalità e orari e il costo della corsa non è altro che una quota delle spese sostenute dal guidatore per il viaggio (carburante e pedaggi autostradali). Fino a maggio di quest’anno Blablacar in Italia è stato un servizio totalmente gratuito. Oggi, per una parte del territorio nazionale, il pagamento del viaggio può essere fatto esclusivamente online, con una quota destinata alla piattaforma stessa.

Del funzionamento e dei cambiamenti di BlaBlaCar, ne abbiamo parlato con Andrea Saviane, giovane country manager del comparto italiano.

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Secondo i dati pubblicati lo scorso 8 novembre da Il Sole 24 Ore tra le 118 piattaforme di sharing economy presenti in Italia il settore più attivo è quello dei trasporti.

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Stress da lavoro e aspettativa di vita: quali legami?

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Di classifiche sulle professioni che causano maggior stress ce ne sono tante. Ma che lo stress da lavoro può abbassare significativamente le nostre aspettative di vita, addirittura fino a 33 anni in meno, è una notizia recente ed è emersa da una ricerca condotta dalla Harvard University e dalla Stanford University. Lo studio è stato riportato dai media americani e inglesi, (The Washington Post e Independent) anche se è stato condotto esclusivamente negli Stati Uniti, e quindi va contestualizzato nel loro tessuto economico e sociale.

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I parametri della ricerca

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Jobs Act e art. 18: una prima lettura della Cassazione

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La Cassazione, con due sentenze del 13 ottobre 2015, ha lanciato un primo messaggio sull’applicazione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori dopo i cambiamenti del Jobs Act, ed in particolare dopo quelli apportati dal decreto che ha disciplinato il contratto a tempo indeterminati a tutele crescenti, come evidenziato dal Professore Michele Miscione, con una nota pubblicata su Il Quotidiano Giuridico Wolters Kluwer.

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Vediamo il caso sottoposto al vaglio della Corte nell’ambito della sentenza n.20540, che riguardava un licenziamento disciplinare sottoposto alla “Legge Fornero” (Legge n. 92/2012).

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Jobs Act e Legge di Stabilità 2016: si punta su occupazione e investimenti esteri

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Jobs Act e Legge di stabilità 2016: occupazione, crescita ed investimenti esteri in Italia”: questo il titolo del convegno tenutosi lo scorso 19 ottobre e organizzato da Gi Group e dalla British Chamber of Commerce for Italy, in collaborazione con Chambre Française de Commerce et d’Industrie en Italie e la Camera di Commercio Italo-Germanica. L’evento è iniziato con la presentazione dei risultati dell’ultima rilevazione dell’Osservatorio Permanente sul Mercato del Lavoro, promosso in collaborazione con Gi Group Academy. I dati sono stati raccolti su un totale di 446 aziende presenti in Italia, di cui il 16,6% multinazionali estere.

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Uno dei primi dati rilevanti è che soprattutto per le multinazionali estere (ovvero il 54,1% di tutte quelle incluse nella ricerca) il Jobs Act influisce positivamente sulle politiche di assunzione, mentre per la media generale delle imprese intervistate la riforma non incide sul numero di persone in azienda.

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I Centri per l’Impiego: funzioni e prospettive

I Centri per l’Impiego, istituiti nel 1997, hanno sostituito i vecchi Uffici di collocamento. Competenti a legiferare sul loro funzionamento sono le Regioni, che delegano a loro volte la fase di gestione operativa alle Province e ad altri Enti locali. I Centri per l’Impiego svolgono le funzioni relative alle procedure di collocamento, alle attività di orientamento professionale e più in generale a tutte quelle attività in materia di politiche attive del lavoro e d’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro. Tuttavia, dalla loro introduzione ad oggi, questi enti non hanno ottenuto risultati entusiasmanti.

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Un po’ perché, a partire sempre dal 1997, anche i soggetti privati sono entrati nel mondo dell’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e quindi mano a mano si è sempre più erosa la fascia di utenza che si rivolgeva ai Centri per l’Impiego. Anche se era chiaro sin dalla loro introduzione che non avrebbero mai potuto rappresentare uno strumento efficace di lotta alla disoccupazione, molti esperti del settore sostengono, già da molto tempo, che i servizi pubblici per l’impiego, e quindi i Centri, necessitano di una ridefinizione migliore delle loro funzioni.

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Il tempo delle donne: competenze trasversali (e digitali) per lavorare oggi

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Competenze trasversali. Questo il titolo dell’incontro tenutosi nella mattinata di domenica 4 ottobre presso il Triennale Lab della Triennale di Milano per la rassegna Il tempo delle donne. Un’intervista a Monica Rancati, direttore risorse umane di Microsoft Western Europe condotta dalla giornalista del Corriere della Sera Paolo Caruso. Davanti a un pubblico composto quasi esclusivamente da donne, la selezionatrice ha parlato della sua esperienza professionale ed in particolare del suo ruolo di Responsabile Risorse Umane per l’Europa occidentale in Microsoft.

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Inizialmente ha spiegato che le competenze digitali richieste ormai al 90% dei lavoratori non si identificano con quelle proprie degli ingegneri informatici o dei programmatori. Possederle vuol dire semplicemente utilizzare con facilità le tecnologie per essere più “performanti” sul posto di lavoro. Poi la giornalista ha introdotto i dati relativi al “gender gap” nel’ambito digitale e scientifico e in generale in quello lavorativo, ripartendo da uno dei temi caldi de “Il tempo delle Donne”. In Microsoft Monica ha affermato che si pratica una politica salariale basata sulla totale parità di genere. Parità nell’offerta di opportunità e assunzioni, che si traduce in una percentuale del 30/35% di donne tra i dipendenti .

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Lavorare nel controllo di gestione: quali competenze bisogna avere?

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Lavorare nel controllo di gestione, nonostante la crisi, non è così complicato. Infatti le offerte di lavoro per questa figura professionale non sono in calo. I primi sistemi di controllo di gestione sono stati elaborati sul finire dell’ottocento all’interno delle grandi industrie americane. Oggi tutte le aziende di medie-grandi dimensioni hanno l’ufficio del controllo di gestione. Ma di cosa si occupa esattamente un controller?

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Spesso inserito nella divisione Finanza, l’addetto al controllo di gestione ha il compito, da un lato, di verificare la correttezza delle chiusure di bilancio e dall’altro di pianificare l’attività economica dell’azienda. Per questo monitora costantemente tutti i numeri dell’azienda, aiutando il management nella gestione e nella pianificazione degli obiettivi.

È tramite l’attività del controller che si riescono ad analizzare e studiare le performance aziendali. Con i risultati di queste verifiche, l’imprenditore e i vertici della società sono in grado di elaborare strategie per migliorare i risultati e incrementare il fatturato. Soprattutto per svolgere l’attività di pianificazione il controller lavora a fianco delle altre funzioni aziendali: questo gli dà la possibilità di conoscere a fondo le dinamiche dell’impresa. Nelle società particolarmente strutturate l’ufficio del controllo di gestione è composto anche da diverse persone, con mansioni e specializzazioni diverse; esistono infatti vari tipi di controller, anche a seconda del settore in cui opera l’impresa, dal Business all’industriale, dal Retail all’Human Resources.

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Licenziamento disciplinare per assenza ingiustificata: ecco quando è legittimo

Il licenziamento disciplinare per assenza ingiustificata superiore ai tre giorni, secondo la sentenza n. 17987/2015 della Corte di Cassazione, Sez. Lavoro, può essere irrogato dal datore di lavoro anche se il rapporto lavorativo è caratterizzato da conflittualità tra le parti. Nel caso sottoposto al vaglio della Corte di Cassazione il dipendente di un’azienda agroalimentare veniva licenziato e poi reintegrato. Dopo il rientro, l’azienda lo collocava forzosamente in ferie fino al 1 novembre 2012 e il lavoratore ricorreva nuovamente in Tribunale per chiedere la riammissione in servizio.

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Il Tribunale accoglieva la sua richiesta e ordinava la ripresa dell’attività in azienda il 7 novembre 2012. Il rientro a lavoro però avveniva soltanto il 16 novembre successivo.

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I nuovi requisiti per rimanere iscritti all’albo degli avvocati

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Nel 2012 è stata varata la nuova legge dell’ordinamento forense che ha previsto come condizione per poter rimanere iscritti all’albo degli avvocati l’esercizio della professione in maniera effettiva, continuativa, abituale e prevalente. La stessa legge ha delegato l’elaborazione dei criteri di accertamento dei requisiti per rimanere iscritti all’albo degli avvocati ad un regolamento da emanare tramite provvedimento del Ministero della Giustizia.

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Secondo la prima bozza di regolamento, varata all’inizio di quest’anno, la professione forense si intende esercitata in maniera continuativa ed effettiva se l’avvocato:

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I paesi in cui cercare lavoro nel 2015

Qualche mese fa Bloomberg ha stilato e reso pubblica una classifica di paesi sulla base del “mysery index”. Bloomberg ha rilevato in quali economie i consumatori sono più felici prendendo in esame il tasso di disoccupazione e quello d’inflazione.Da questo studio è così ricavabile una lista di paesi in cui cercare lavoro nel 2015.

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Qualche suggerimento dalla classifica di Bloomberg

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Lavorare viaggiando: ecco i mestieri che lo permettono

Sarà che l’estate è la stagione migliore per conoscere posti nuovi, sarà che lo stress da rientro in ufficio tende a creare più malinconia, ma molte persone in questo periodo sognano di lavorare viaggiando.I più riescono a viaggiare esclusivamente durante le ferie, ma alcuni lo fanno  anche per lavoro. E se vi state interrogando su come farlo, in questo articolo troverete un elenco di attività utili per chi vuole lavorare viaggiando.

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Lavorare viaggiando: turismo e ristorazione

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Torno Subito: Nohemy, da Berlino a Roma per studiare l’integrazione

E’ da poco stato indetto il nuovo bando di “Torno Subito 2015”, destinato a finanziare progetti di studio e lavoro in Italia e all’estero per favorire l’apprendimento di buone pratiche da reimpiegare poi nella regione Lazio.

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Partito per la prima volta l’anno scorso, i numeri della seconda edizione sono già raddoppiati, sia in termini di fondi da erogare, sia in termini di domande e partecipanti.
Di questo bando ne abbiamo parlato qui, ora vediamo però la testimonianza diretta di Nohemy Graziani, una partecipante alla prima edizione.

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Finanziamenti per startup: come e dove reperirli

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Prima di andare alla ricerca di finanziamenti per startup è necessario quantificare con precisione la disponibilità finanziaria necessaria per l’avvio dell’impresa e le tempistiche con le quali si prevede di “rientrare” dagli investimenti sostenuti. Per questo la prima cosa da fare è redigere un business plan, ovvero un’analisi economico-finanziaria pluriennale dell’impresa. Solo a questo punto l’interrogativo che l’aspirante imprenditore deve porsi è: dove reperire e a chi chiedere i finanziamenti per far decollare un’idea imprenditoriale? Questa fase, che spesso è la più complicata e insidiosa dell’intero processo di avvio di un’azienda, apre una serie di strade.

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Il capitale proprio

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Controllo a distanza e Jobs Act: primo sì del Governo

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Il decreto attuativo del Jobs Act sulla “razionalizzazione e semplificazione delle procedure e degli adempimenti a carico di cittadini e imprese e altre disposizioni in materia di rapporto di lavoro e pari opportunità” ha incassato il primo sì da parte del consiglio di Ministri e anche tante critiche da parte di sindacati e addetti del settore. Ora è al vaglio delle Commissioni parlamentari, che hanno trenta giorni per esprimere un parere obbligatorio ma non vincolante sulla misura. In sostanza il nuovo decreto legislativo, se approvato in via definitiva, attuerà la delega contenuta del Jobs Act (Legge n.183/2014) sul controllo a distanza dei lavoratori.

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Attraverso la relazione con cui il Governo ha inviato il provvedimento alle Commissioni, sono state rese note le modifiche che si intendono apportare alla disciplina finora vigente in materia di controlli a distanza dei lavoratori (art. 4 dello Statuto dei Lavoratori).

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